Profilo di Alberto Tessore





Alberto Tessore, nato a Torino nel 1937, ben presto ruppe con la tradizionale vita cattolica piccolo-borghese della sua famiglia e a 16 anni partì per viaggi avventurosi che lo portarono, a partire dal 1958, in India, per più di un anno, in Siria, Iran, Afghanistan, Pakistan, e poi – in qualità di giornalista e photo-reporter – in Egitto, Sudan, Arabia Saudita, Giordania. In seguito trascorse un anno, sempre come photo-reporter, in America Latina e poi alcuni mesi in vari paesi dell'Africa occidentale. 
Divenuto padre, smise il continuo viaggiare e divenne insegnante di inglese dal ’70 all’80. Dall’80 all’85 fu addetto all’Istituto Italiano di Cultura in Etiopia. Lì, contrariamente alla maggior parte degli espatriati stranieri, apprese la lingua locale (l’amarico), per facilitarsi la frequentazione della realtà sociale e religiosa sia dei cristiani copti che dei musulmani (i quali costituiscono la metà della popolazione di quel paese). Poté studiare da vicino fenomeni a quel tempo difficilmente accessibili agli stranieri, come le festività religiose islamiche di Sheykh Hussein, sperduto santuario vicino al confine con la Somalia, dove, come ai tempi biblici, pellegrini da tutta l’Etiopia facevano anche due o tre mesi di cammino, con asini, mogli e figli, per raggiungere questo luogo sacro dell’Islam etiopico. Frutto di questi lunghi anni di viaggi fu il libro fotografico "Etiopia, orma del tempo", edito in italiano, inglese e francese.
Avendo dato le dimissioni dall’Istituto di Cultura in Etiopia, a causa della totale incomprensione con la burocrazia ministeriale, riprese la fotografia e si dedicò a sviluppare spettacoli con fotografie in continue e complesse dissolvenze, fino a dar vita, con la sua compagna Catherine Girault, a un festival di portata internazionale, ArteMultiVisione, che ebbe notevole successo a Rieti dal ’92 al ’98. In seguito organizzò una manifestazione artistica, 20Eventi, che dal 2005 al 2010 portò in vari villaggi della Sabina ogni anno una ventina di giovani artisti da un paese europeo (Francia, poi Germania, Inghilterra, Belgio e Spagna) a produrre in loco opere d’arte, con l’intento di entrare in contatto con la popolazione locale e di studiare la loro reazione all’arte contemporanea.
Queste e varie altre esperienze, insieme allo studio assiduo sulle culture extra-europee, sull’Islam e le altre religioni, lo hanno portato a diventare un antropologo, anche se non di professione, e a sviluppare una concezione del mondo relativista e agnostica, di tipo illuminista e contraria a qualunque posizione religiosa dogmatica.

Insieme al figlio Dag Tessore è autore del libro "Dialogo sull'Islam tra un padre e un figlio" (Fazi, 2014).

Esperto anche di arte contemporanea – e lui stesso artista – ha pubblicato il libro "Opera d'arte sì o no? L'arte come modo di vivere" (Guida, 2006).